lunedì 24 marzo 2014

L'INSEGNANTE, L'INSEGNAMENTO, L'INSEGNATO

Oggi dedico lo spazio del blog a condividere alcune frasi significative 
estratte dal volume di Idries Shah "I SUFI la tradizione spirituale del Sufismo" edito da Mediterranee:

"Quasi tutti gli esseri umani sono dotati di una certa fiducia in sé stessi che diventa un'abitudine di pensiero. Grazie ad un'assenza del tutto naturale di vero ragionamento, l'idea di accettare una guida si confonde con una mancanza di libertà. La maggior parte delle persone, in Oriente e anche in Occidente, non si rende conto che porsi nelle mani di un esperto non comporta alcuna perdita di importanza personale.
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Il senso di libertà e il suo contrario tendono ad essere soggettive nella persona comune. Un sufi ricorda: "Il mio maestro mi liberò dalla prigionia in cui mi trovavo; la prigionia in cui credevo di essere libero, mentre in effetti stavo girando all'interno di uno schema."
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Mentre alcune facoltà sufiche possono svilupparsi spontaneamente, la personalità sufica non può maturare in solitudine, perché Colui che cerca non sa esattamente che strada sta seguendo, in che ordine verranno le sue esperienze. All'inizio si trova alle prese con le proprie debolezze che lo influenzano e dalle quali un maestro lo "protegge".
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"La scienza s'impara con le parole; l'arte con la pratica; il distacco con la compagnia."
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La funzione del maestro è di aprire la mente di Colui che cerca, così che egli possa diventare aperto ad un riconoscimento del proprio destino. Per fare ciò l'uomo deve rendersi conto quanto del suo modo di pensare ordinario sia bloccato da pregiudizi. Fino a che questo punto non venga raggiunto, è impossibile la vera comprensione e il candidato è adatto soltanto per l'una o l'altra delle più consuete associazioni umane che lo educano a pensare lungo certe linee. 
"Apri la porta della tua mente al vagabondo della comprensione, perché tu sei povero e lui è ricco" (Rumi).


Dopo aver lavorato profondamente su di me, non posso che condividere queste parole. 
I miei Maestri non sono presenti nel piano della fisicità (sebbene abbia potuto contare su una persona di riferimento - un caro amico, un lama buddista - che mi insegnò a meditare e, a distanza, ha seguito il mio cammino in tutti questi anni), ma in un piano di consapevolezza superiore a cui accedo con la meditazione: senza i loro insegnamenti, la loro infinita pazienza e perseveranza e soprattutto senza il loro immenso amore non avrei mai raggiunto la comprensione e trovato la Via.

Quando ho copiato queste frasi, non pensavo a cosa avrei scritto successivamente: il cuore mi ha dettato le parole, colmo di quell'amore che si è trasformato in appartenenza e gioia di condivisione. 

Grazie Amati Maestri della Gerarchia Spirituale.

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