mercoledì 9 luglio 2014

PERCHE' CI SENTIAMO TRADITI?

Oggi mi sono svegliata con questo interrogativo in testa. Cercherò di far chiarezza, scrivendo.
Sotto la doccia mi è saltato in mente il termine fiducia cieca. 
Quando la fiducia è cieca? Quando è totale, quando non contempla il minimo dubbio e, di conseguenza, perde il contatto con la realtà. Posso fidarmi ciecamente di un altro o di me stesso.
In entrambi i casi, prima o poi dovrò fare i conti con la realtà oggettiva. Dovrò, quindi, mettere da parte le lenti della fiducia cieca che mi avranno indotto a giustificare ogni segnale, a volte anche in modo inverosimile, pur di non scalfirla. Quando si verifica l'impatto con "le cose stanno diversamente da come credevo" è una mazzata di portata cosmica. Il mondo mi crolla letteralmente addosso e il dubbio emerge feroce sparandomi in faccia un basito "Ma come ho fatto a non accorgermene?".
E' il momento di fare i conti con se stessi e con il dolore della realizzazione della propria presunzione. Quando sono convinto di sapere tutto, per il mio bene, mi verrà dimostrato che non è affatto così. Solitamente si rimane talmente scottati che ci si ritrae nel proprio guscio e si colpevolizza la fiducia per il dolore provato. E si smette di averne, verso gli altri e verso se stessi. E si passa dalla situazione del "so tutto io" all'estremo opposto "non so più di chi fidarmi o non so più cosa sia giusto per me." L'esperienza porta comprensione e la crescita consiste proprio nel trovare un equilibrio tra gli opposti. La fiducia deve mantenere la sua parte di dubbio oggettivo.
Non ci si può affidare alla fiducia cieca, ma neanche dubitare di tutto.



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