lunedì 6 giugno 2016

UN VIAGGIO NEL LABIRINTO DELLA MENTE

Ho letto la scorsa settimana l'ultimo libro di Paolo Bianchi "L'intelligenza è un disturbo mentale" edito da Cairo. Ho divorato il libro, ma sono stati necessari alcuni giorni a interiorizzarlo. 

Il protagonista, Emilio Rivolta, è affetto da un disturbo dell'umore, è un bipolare di tipo due ed il volume si dispiega seguendone gli stati d'animo, le cure, i tentativi di guarigione falliti, i crolli e le risalite, le terapie e le sedute nei gruppi di autoaiuto. Parallelamente esso descrive l'impatto che questo ottovolante emozionale ha sulla realtà di Emilio, uomo e giornalista. I bisogni fisiologici e gli impegni della quotidianità si ergono come montagne invalicabili a determinare un collasso sempre più profondo nel buio labirinto dei pensieri e delle ossessioni. La solitudine è vissuta come una morsa stritolatrice per la mancanza di amicizie e di amore. 
Il buio dell'anima è tangibile e inquietante nella lettura del libro: ti travolge e ti trascina in vicoli ciechi senza speranza. Il dolore è atroce e la mente dirige il gioco creando barriere inespugnabili di cui il protagonista è inconsapevole. Non c'è spazio per il cuore, per la luce: tutto è dannatamente oscuro. L'ombra vela il visibile e offusca ogni possibilità di distacco e di oggettività.
Nel testo, mi hanno colpito due cose in particolare. 
La prima è la continua ricerca di terapie a sedare i sintomi di un disagio più profondo e l'incrollabile resa nell'adattarsi alle ricette del momento.
La seconda è la scelta del protagonista di accennare all'origine del disturbo in modo marginale e senza approfondirlo, non offrendo al lettore la possibilità di addentrarsi in quest'ombra labirintica con un filo di Arianna a riportarlo fuori. Emilio, scrittore, insiste sul fatto che la scrittura non sia terapeutica: in questa superficialità d'approccio credo risieda la motivazione. 
Quando si è nel dolore, a tutto si pensa meno che a calarsi ulteriormente negli oscuri meandri dell'anima: rifuggendo questa possibilità, ci si condanna ad una gestione del sintomo a vita.
Interessante la figura di un ragazzo del gruppo di autoaiuto di cui Emilio fa parte: viene tratteggiata la sua particolarità a rifiutare le terapie mediche in quanto considerate inefficaci, ma allo stesso tempo viene illuminata la sua voglia di non arrendersi e  il suo coraggio di fronte al problema.
Devo ammettere che mi ha trascinato nella sua lotta, donando al volume quella fiducia e quella speranza che tante pagine avevano sepolto.

Ritengo sia un libro importante perchè parla di depressione, di bipolarismo, di anoressia in modo diretto avvicinando il lettore alla drammaticità dei disturbi psichici.
Il collasso di una mente prevaricante, libera al punto da rendere l'uomo schiavo dei suoi pensieri, è un dolore difficilmente comprensibile da chi non l'ha provato o non ha avuto occasione di stare al fianco di qualcuno che ne soffrisse.



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