venerdì 16 marzo 2018

SMETTI DI INDOSSARE LO SGUARDO DI CHI TI E' VICINO

Siamo abituati ad accogliere e soppesare le parole di chi ci vive accanto. A volte queste parole ci fanno piacere, altre volte ci feriscono. Le parole sono sempre un dono che può risultare più o meno gradito in relazione al fatto che risponda alle nostre aspettative o le disattenda. Inoltre, può capitare che il dono verbale ci destabilizzi, facendoci sentire giudicati. 
Leggiamo il giudizio nelle parole che ci vengono dette quando siamo noi per primi a giudicarci. Perchè questo accade? Perchè siamo soliti osservarci con lo sguardo di chi ci è stato accanto nell'infanzia; questo sguardo cela sempre le aspettative e i bisogni tipicamente umani di chi osserva.
Lasciar andare parole che ci siamo sentiti ripetere per anni non è semplice, soprattutto se consideriamo il fatto che da bambini le abbiamo accolte come dono d'amore e senza alcun discernimento. 
Un'elaborazione consapevole del giudizio dovrebbe aiutarci a comprendere quando stiamo ancora indossando lo sguardo di chi ci è vicino.
Immaginiamoci come organismo e non semplicemente come persona: può una mano giudicare l'altra quando entrambe sono indispensabili all'armonia dell'insieme? O può il fegato giudicare la milza? O la mente giudicare il cuore (questa è tosta, perchè la mente è umanamente egocentrata e, quindi, lo fa spesso e volentieri!)? Il giudizio tra le parti di uno stesso organismo è innaturale. 
Eppure a volte siamo veramente feroci e inflessibili con noi stessi. 
La domanda sorge spontanea ... qualcuno è stato così feroce e inflessibile con me quando ero piccolo? Può il suo sguardo aver velato il mio? 
Provando a indossare quello sguardo in modo oggettivo, potrei accorgermi dei bisogni e  delle fragilità che esso portava con sè e quindi, posso imparare ad accoglierlo semplicemente come uno sguardo umano e non come una condanna a vita. 
Scrollarsi di dosso le miriadi di sguardi che ci hanno accarezzato e definito nel tempo per osservarci in assenza di giudizio e con amore, è un passaggio importantissimo. 
Abbandonare gli occhiali presi a prestito è un immenso atto d'amore verso noi stessi.
La successiva scoperta di non aver bisogno di occhiali è una grande libertà.
La libertà di ascoltarsi e ascoltare le parole che ci vengono dette con consapevolezza.
In "Leila una storia come tante" vi racconto come fare.



Foto di Chiara Rondoletto




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